La Magnifica Comunità di Fiemme

Nella loro struttura, composizione e modalità di gestione, i boschi raccontano la storia del Trentino. Producono legname, un tempo risorsa indispensabile per scaldarsi, cucinare, costruire case, ricavare energia per miniere e manifatture, e ancor oggi importante fonte di reddito per l’economia. Ma soprattutto i boschi costituiscono l’habitat di moltissime specie viventi, sono un presidio contro i rischi idrogeologici e soprattutto sono in grado di trattenere nei tessuti di ciascuna pianta grandi quantità di carbonio che, diversamente, si ritroverebbe libero in atmosfera sotto forma di anidride carbonica incrementando l’effetto serra.

Pochi territori a livello europeo presentano tanta variabilità forestale quanto la provincia di Trento: le foreste occupano il 63% della superficie del Trentino e da sempre costituiscono una risorsa essenziale per la vita dei suoi abitanti. Solo qui si passa in pochi chilometri dalle leccete caratteristiche del clima mediterraneo della bassa Valle del Sarca, alle foreste di pino cembro e ai lariceti che sfidano le alte quote, crescendo oltre i 2000 metri in Val di Sole.

La storia dell’utilizzo boschivo ha conosciuto varie fasi nei secoli passati, in concomitanza con i mutamenti socioculturali che il Trentino ha attraversato. Dopo gli estesi dissodamenti avvenuti tra il Settecento e l’Ottocento e gli immensi disboscamenti della prima metà del Novecento, fu solo dopo la seconda guerra mondiale che la selvicoltura si orientò su criteri naturalistici, ricercando la sintonia dell’ecosistema forestale con le caratteristiche climatiche e di fertilità, e valutando anche l’aspetto ecologico oltre a quello produttivo.

In questo contesto, la provincia di Trento ha un grande vantaggio rispetto ad altre aree italiane: ben il 76% delle foreste trentine è infatti rappresentato da proprietà collettive, tutte soggette a regolare pianificazione, come quelle appartenenti a Comuni, Associazioni separate di uso civico (Asuc), Consortele, Vicinie, Regole e al demanio forestale della Provincia autonoma di Trento. Ciò è dovuto al fatto che il patrimonio forestale trentino possiede una tradizione secolare di gestione autonoma da parte delle singole comunità e ispirata dal principio del “bene collettivo”.

Photo © Alice Russolo /

Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme a Cavalese

 

Ne è un esempio virtuoso la Magnifica Comunità di Fiemme che, dal XII secolo, amministra un immenso patrimonio boschivo nella omonima valle, simbolo della cultura, della storia e della società locale. Fu costituita a seguito dei Patti Gebardini firmati tra i “Vicini” della Valle di Fiemme e il principe vescovo Gebardo di Trento, nell’anno 1111. Persa la sua secolare funzione politico-amministrativa dopo una serie di mutamenti nello statuto, la Magnifica Comunità sopravvive ancor oggi amministrando circa 20 mila ettari di boschi e pascoli secondo regole e statuti che garantiscono il mantenimento, l’incremento e la valorizzazione dell’ingente risorsa forestale. Un contributo importante, sia per il mantenimento dell’identità storica, sociale e culturale della Valle di Fiemme, sia per la tutela di un patrimonio ambientale unico a livello alpino.