Alberi monumentali, custodi di storia

Sono oltre 80 gli alberi monumentali del Trentino. Antichi racconti di centinaia o migliaia di anni, custoditi fra le fibre vegetali di queste sentinelle che sfidano il tempo, all’ombra dei cui rami è passata la vita di queste valli. Per chi volesse mettersi sulle loro tracce, assaporarne l’energia, o solo osservarne le imponenti forme, il viaggio porta in ogni angolo del Trentino.

Nei loro nomi è racchiuso il rispetto che la maestosa presenza, e la loro lunga storia, ispirano. Per cominciare c’è l’“Eterno”, nei pressi di Passo Manghen, un pino cembro che ha visto oltre mille inverni. Si incontra procedendo lungo il sentiero 322A che dal passo raggiunge il lago delle Buse. Se si prosegue ancora, si incontra poi il “Re Leone”, il più antico cembro della Val di Fiemme con i suoi 800 anni e una circonferenza al suolo di 7,10 m. Rendere omaggio al “Zirmo dei Zochi alti”, a 1.800 m, richiede un pellegrinaggio di oltre due ore che parte dalla Malga Sass, sopra la Valfloriana. Lo spettacolo dei suoi 30 m d’altezza, i 5,5 m di circonferenza alla base e soprattutto la sua strana forma a candelabro, evoluta come conseguenza del pascolamento degli animali, ripagano della fatica fatta.

Sotto gli occhi di una ‘lady’ chiamata la “Regina del Feudo”, da 200 anni scorrono il traffico e la vita della Val di Fiemme. Ogni nodo, ogni curva della complessa struttura di questo imponente abete rosso di oltre 30 m, è il segno di quanto la lunga vita sulle ripide pendici montane sia stata difficile. Per incontrarla, uscendo da Predazzo in direzione Val di Fassa, si imbocca una strada forestale e dopo circa 2 chilometri si giunge al grande abete rosso, a circa 20 metri da un torrente.

Il Maestro degli Avezi” – il maestro degli abeti – lo si incontra invece imboccando una strada sterrata per circa 1,5 km dall’abitato di Lago di Tesero. Proprio come un maestro fra i suoi allievi, questo monumentale abete bianco svetta fra i compagni minori, orgoglioso dei suoi 49 m d’altezza e 150 anni stimati.

 

 

Fra i densi rami del “Rifugio”, un monumentale abete rosso, trovano invece riparo animali e viandanti sorpresi dalla pioggia. Superato il paese di Daiano e raggiunta la località Ganzaie, questo superbo abete si trova lungo una strada forestale, dopo circa 3 km, e deviando nell’ultimo tratto per 450 m in corrispondenza di un tornante.

Impressionante è anche il bel “tiglio di Marcoiano” con i suoi 6 metri di circonferenza e 25 d’altezza: lo si può osservare salendo verso i laghetti di Cei da Villa Lagarina e giunti sulla curva appena oltrepassato Castellano, imboccando la stradina per Daiano. Subito dietro una fattoria, da 250 anni l’antico tiglio aspetta i suoi ospiti. In Valsugana, tra Zivignago e Vignola Falesina, c’è invece il grande castagno di Maso Agnellini, la cui età stimata, dati gli 8 metri di circonferenza e i 20 di altezza, è di 600 anni.

Anche le città non sono prive dei loro ‘giganti verdi’. A Pergine, per esempio, nel bel mezzo della rotonda in centro, fa bella mostra di sé un maestoso platano, che da oltre 150 anni, vigila sul via vai della vita cittadina.

Questi sono solo alcuni esempi, ma il viaggio alla ricerca delle sentinelle verdi in Trentino è ancora lungo: dai secolari tigli del parco di Cavalese, sotto i cui rami molte discussioni pubbliche hanno avuto luogo, al larice di Anterivo che, al limite fra la Provincia di Trento e Bolzano, ha acceso con l’oro dei suoi aghi ben 200 autunni di queste montagne.

Forse il più noto di tutti era l’ ‘Avez del Prinzep’ nel comune di Lavarone. Con i suoi oltre 50 metri, era uno degli alberi più alti d’Italia. Un tempo il podestà, chiamato per l’appunto Prinzep, aveva rifiutato di far abbattere questo abete bianco per ricavarne legname, dicendo di non poter privare il bosco del suo Re. Lo ha abbattuto, nell’autunno 2017, una forte tempesta che ne ha lasciato solo parte del fusto.